La storia della Palaeontographia Italica
Fu il grande paleontologo Mario Canavari a fondare la Palaeontographia Italica nel 1895. Nella stringata "Avvertenza" in apertura del primo numero, era lo stesso Canavari a sottolineare le ambizioni della sua rivista che, con il sottotitolo programmatico di Memorie di Paleontologia, veniva così presentata agli studiosi:
"Il desiderio di riunire in una speciale pubblicazione gli studi paleontologici italiani allo scopo di renderne più facile la diffusione e la ricerca, fece sorgere l'idea di questo periodico. L'accoglienza lieta che essa ebbe tra noi e all'estero, fin dal suo primo annuncio, diede vita al volume che oggi vede la luce."
Da allora, per il suo carattere e la continuità di pubblicazione, ininterrotta dal 1895, la Palaeontographia Italica è unica in Italia a rappresentare l'equivalente di simili, prestigiose raccolte monografiche europee, come ad esempio la Palaeontographical Society in Inghilterra, la Palaeontographica in Germania, gli Annales de Paléontologie in Francia, la Palaeontologia Polonica , ecc.
Nei primi volumi della rivista a partire dal 1895 fino al 1928, compaiono importanti lavori di Canavari, insieme ad opere ormai storiche di Tommasi, Simonelli, Parona, Bonarelli, Fucini e molti altri. I primi 30 volumi della Palaeontographia Italica contengono opere divenute ormai classiche e riguardanti non solo l'Italia, ma anche Spagna, Dalmazia, Patagonia, Egitto, Libia.
A Mario Canavari, scomparso nel 1929, successe Giuseppe Stefanini che, nominato Direttore dell'Istituto e Museo di Geologia dell'Università di Pisa, diresse la Palaeontographia Italica dal 1930 al 1938. Furono proprio i risultati paleontologici delle numerose e importanti esplorazioni in Africa condotte da Stefanini a costituire una serie di volumi speciali della Palaeontographia Italica . Negli altri volumi pubblicati in quegli anni compaiono, oltre a molti lavori su fossili italiani, anche significative ricerche su faune fossili della Siria, dello Zululand, della Cirenaica e del Mar Rosso.
La Palaeontographia Italica fu in seguito diretta da Carlo Alberto Blanc, Giovanni Merla, Ezio Tongiorgi e Livio Trevisan, poi da Merla, Guido Tavani, E. Tongiorgi e Trevisan ed infine da E. Tongiorgi e Trevisan. Negli anni del dopoguerra si è estesa la collaborazione anche ad Autori stranieri, con importanti monografie in lingua francese, tedesca e inglese.
Con il 1986, la gestione della Palaeontographia Italica è passata alla Società Toscana di Scienze Naturali, una istituzione scientifica operante a Pisa fin dal 1874. La Palaeontographia Italica è stata per la prima volta trasformata in rivista periodica, con scadenza annuale fissa e la direzione ne è stata assunta da M. Tongiorgi.
Nel suo secolo di vita, la Palaeontographia Italica ha sempre rappresentato un importante punto di riferimento per paleontologi italiani e stranieri, ospitando memorie che sono state spesso di altissimo livello scientifico. Se anche oggi non mancano certo le offerte di memorie paleontologiche da parte di Autori qualificati, finanziariamente la rivista si regge solo su abbonamenti dal costo ridotto e su un piccolo contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Comitato per le Scienze Geologiche e Minerarie. Ci sembrano pertanto appropriate le stesse parole che Mario Canavari, esattamente un secolo fa, volle scrivere in apertura del primo volume:
"Ai valenti collaboratori, ai generosi sottoscrittori, nelle cui mani è oggi affidato l'avvenire della nuova pubblicazione [....] affettuosi ringraziamenti".